di Ivo Invernizzi
I timori della comunità finanziaria riguardo alla salute del credito bancario in Europa, sono incentrati sul rischio di inesigibilità derivante dalla quota di tali crediti messa in moratoria nel 2020. Molta parte di questi crediti scadrà nel secondo trimestre del 2021, e potrebbe mutare la propria natura in NPL nella temibile circostanza in cui i provvedimenti legislativi di sostegno pubblico, aventi natura chiaramente temporanea, fossero rimossi dai governi europei.
Si noti che, una delle questioni più importanti originata dalle moratorie è la tipologia di classificazione di questi crediti. Evidenze recenti sulla base dei dati forniti dalle banche europee per il quarto trimestre del 2020 mostrano che, le moratorie sui crediti in essere quindi non ancora pervenuti a maturazione, rappresentavano in media circa il 6% del portafoglio crediti globale delle banche europee, e le banche del bel paese sarebbero le più esposte rispetto alle loro concorrenti europee.
Se ci concentriamo sui crediti in moratoria già scaduti i quali costituiscono approssimativamente il 60% dello stock di crediti originale, le banche europee hanno fornito una discreta visibilità sui pagamenti onorati con un tasso di insolvenza elaborato da alcuni analisti compreso tra l’1 e il 7%. E’ inoltre considerazione non di poco conto che, alcune aziende di credito hanno già classificato a stage 2 tali crediti (in conformità alle indicazioni dell’IFRS9). Si osservi inoltre che, le banche che hanno la più alta composizione del portafoglio crediti in moratoria riclassificati nello stage 2 a dicembre 2020 rispetto a giugno 2020, hanno anche evidenziato un forte aumento generale dei crediti classificati a stage 2 per la totalità dei loro portafogli. Secondo noi di AnalisiBanka, la prudenziale riclassificazione dei crediti in moratoria in stage successivi all’1 non costituisce un elemento negativo, bensì segnala un orientamento proattivo delle banche europee al trattamento corretto di tali crediti sia in termini contabili, sia di risk management.
Se andiamo a osservare con più attenzione le linee guida sulla moratoria di natura legislativa e non legislativa divulgate da EBA nel 2020, le moratorie non costituiscono condizione necessaria e sufficiente alla riclassificazione del credito come ‘in ristrutturazione’. Inoltre, con riferimento al nuovo concetto di Default in conformità all’art.178 del Regolamento Europeo 575/2013 (cosiddetto CRR o Capital Requirement Regulation,) Banca d’Italia, con apposito chiarimento del 15 febbraio 2021, consultabile a suo portale ha stabilito che: ‘Le moratorie ex-lege (es., L. 24 luglio 2018 n. 89) rientrano tra le fattispecie disciplinate dal par. 18 delle Linee Guida EBA, in quanto cause sospensive del rimborso di un’obbligazione.
Già nel settembre 2020, EBA aveva deciso di riattivare le proprie linee guida sulla moratoria estendendo la scadenza di tali disposizioni dal precedente 30 settembre 2020 al nuovo termine del 31 marzo 2021, alla condizione che la durata complessiva della sospensione dei pagamenti concessa dopo il 30 settembre 2020 fosse assoggettata a un limite di nove mesi.
Un’ultima notazione riguarda la struttura dei crediti in moratoria presso le banche europee, che varia da paese a paese. Sulla base dei dati pubblicati recentemente, se da un lato le tipologie di credito in moratoria nei bilanci delle banche spagnole riguardano in gran parte i crediti retail per circa l’86%, d’altro lato presso le banche italiane la maggior parte sono finanziamenti corporate alle PMI per circa il 70%.