a cura di Marco Ferfoglia

In BANCA scoppia la liquidità!

Le banche italiane tempo addietro, con la chiusura dei bilanci annuali si facevano belle, dichiarando che avevano aumentato i loro debiti, ovvero la raccolta. Paradossalmente ora dalle banche sembra riecheggiare un noto richiamo “Houston, abbiamo un problema!”, ovvero ci sono troppi depositi.

Stock eccessivo di depositi

A causa dell’incertezza conseguente alla pandemia e all’immissione nel sistema di notevole liquidità da parte della BCE, i depositi delle banche italiane sono incrementati notevolmente fino a raggiungere il livello di circa 1.750 miliardi, con un incremento rispetto l’anno passato pari a circa l’8%.  

Problematiche per il sistema bancario

Il tema è decisamente caldo è sta mettendo a dura prova il sistema bancario, per questi motivi:

  • Costi aggiuntivi per remunerare la raccolta bancaria e gli oneri di garanzia presso il Fondo Interbancario di Tutela dei depositi.
  • La raccolta è sproporzionata rispetto gli attivi, questi ultimi non possono essere aumentati in misura irragionevole in quanto il livello dei default aumenterebbe.
  • I margini d’interesse generati dalle banche sono già strutturalmente bassi.

Per i motivi di cui sopra la struttura degli attivi e dei passivi bancari risulta “ingessata” e la redditività prospettica appare in calo.

 Le soluzioni adottate dalle banche

Le banche sono già intervenute per ridurre il loro livello di raccolta ad esempio:

  • Portando a zero la remunerazione sul segmento family, richiedendo delle “penalità” alle imprese al superamento di determinati livelli di liquidità
  • Aumentando le commissioni sui conti correnti.

Conseguentemente le banche tendono a fare in modo che la raccolta si trasformi in attività che possa generare a suo favore redditività di collocamento e gestione, proponendo alla clientela:

  • “Risparmio amministrato” su titoli ed obbligazioni.
  • “Risparmio gestito” come fondi comuni e gestioni patrimoniali.
  • Assicurazioni vita e coperture relative al ramo danni.

Rimodulare il “Business model”

 Ancora una volta le banche si troveranno a spingere le proprie reti distributive verso scelte dettate da necessità contingenti.

In realtà le banche italiane dovrebbero cogliere l’occasione per ridefinire i loro “business model”, ora orientato in modo prevalente sulla gestione della raccolta e degli impieghi. Dovrebbero spingersi nell’attivarsi, come fanno le banche anglosassoni, nei segmenti del corporate management e nel merchant banking, supportando la clientela italiana a rafforzare la sua bassa patrimonializzazione.

 

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