di Ivo Invernizzi
La teoria di creazione del valore azionario afferma con ragionevole certezza che i titoli azionari di aziende che hanno saputo offrire un maggior rendimento in passato sono stati quelli caratterizzati da una importante attività di buyback, cioè riacquisto di azioni proprie. Le risorse finanziarie reperite mediante l’emissione di bond possono fornire liquidità utilizzabile per il riacquisto delle proprie azioni, incentivando per tale via l’aumento degli utili per azione. In tal senso, per ovvii motivi, a parità di utili totali, in seguito all’annullamento delle azioni riacquistate dall’emittente mediante un buyback azionario, l’utile aziendale è diviso in un minor numero di azioni in circolazione, facendo aumentare di conseguenza l’utile per azione (EPS). E’ inoltre da notare che, le operazioni di buyback azionario, nell’ambito della teoria finanziaria del ‘signalling approach’, rappresenterebbero un messaggio dato dall’emittente al mercato circa l’appetibilità del proprio titolo azionario, avendo l’emittente stesso interesse a ricomprarlo.
Contestualizzando il tema dei buyback azionari al caso recente delle banche statunitensi, è opportuno ricordare che a giugno 2020, la Fed aveva fissato limiti temporanei ai ‘pagamenti’ agli azionisti da parte delle banche, sia mediante il riacquisto di proprie azioni sia mediante la distribuzione di dividendi. Sei mesi dopo, il 18 dicembre 2020, con apposito comunicato ufficiale, la Fed faceva sapere che avrebbe consentito alle banche americane la ripresa dei riacquisti di azioni già da gennaio 2021, in particolare specificando che: ’per il primo trimestre del 2021, sia i dividendi sia i riacquisti di azioni saranno limitati a un importo basato sul reddito dello scorso anno (2020). Se un’impresa non guadagna reddito, non sarà in grado di pagare un dividendo o effettuare riacquisti.’
Secondo pareri autorevoli, l’approvazione al riacquisto di azioni data dalla Fed, equivarrebbe a “un’affermazione implicita della solidità del bilancio di molte grandi banche americane e dell’efficacia del quadro normativo esistente”. Non è tuttavia da scordare l’importante incidenza delle svalutazioni crediti apportate nel 2020 a seguito della pandemia, che su tali utili inciderà e molto. Successivamente alla rimozione del divieto ai buyback per le banche, i 6 maggiori marchi bancari americani hanno fatto sapere di voler riprendere i buyback nel 2021 per importi stimati pari a 11 miliardi di dollari, solo nel primo trimestre di quest’anno destinati agli azionisti.
Secondo noi di AnalisiBanka, l’autorizzazione a procedere alle distribuzioni, – perché i buyback possono essere considerati a tutti gli effetti una distribuzione di capitale assimilabile a un ‘dividendo speciale’ – rappresenta un segnale di ottimismo nel panorama bancario nonostante l’inasprirsi della crisi, seppure la prudenza dovrebbe comunque suggerire un limitato ricorso sia alle distribuzioni di dividendi sia ai riacquisti azionari almeno finché negli States il peggior momento di recessione fosse definitivamente lasciato alle spalle.