La possibile fusione Unicredit Mps e le potenziali conseguenze sul sistema finanziario italiano
a cura di Fabio Caruso
In questa estate 2021 tiene banco, nel mondo finanziario italiano, la questione Monte dei Paschi di Siena, con la possibile imminente acquisizione da parte di altri Istituti di credito, Unicredit su tutti.
Sulla base degli impegni presi a livello europeo infatti, il Ministero dell’economia e delle finanze, dopo aver iniettato nella più antica Banca del mondo ben 5,4 miliardi di liquidità nel 2017 ed essere di conseguenza diventato azionista di maggioranza, deve dismettere la propria partecipazione entro la fine dell’anno.
Ma, stando ai rumors di mercato, condizione essenziale perché l’operazione di M&A vada in porto, secondo i desiderata del managment di Unicredit, è che siano immessi in via preliminare nei conti del Monte ulteriori due miliardi a titolo di aumento di capitale.
In tal senso Bruxelles ha dato via libera al Mef per liberare risorse fino a 1,5 miliardi di euro, la partita è aperta sul resto, ma la situazione pare destinata ad evolvere rapidamente con la due diligence in probabile chiusura entro settembre.
Restano poi aperti i consueti nodi, tipici di questo tipo di operazioni, dagli esuberi del personale alla gestione dei crediti in sofferenza, già esclusi da Unicredit dal perimetro di un ipotetico accordo e destinati probabilmente a entrare nel mercato dei servicer Npl (Amco pare in pole position),più vivo che mai in quest’epoca di potenziale re-start della nostra economia.
In quest’epoca di tassi sotto zero e margini inesistenti, il consolidamento tra istituti di credito sembra comunque l’unica via perseguibile per le Banche italiane e l’operazione Unicredit Mps potrebbe sbloccare una serie di aggregazioni( Bpm Bper su tutte) in grado potenzialmente di stravolgere nel breve medio termine l’assetto finanziario conosciuto sino ad oggi.