Banche Popolari al tramonto? – Settembre 2023

di  Marco Ferfoglia

1. QUELLO CHE RESTA DELLE BANCHE POPOLARI!

Il settore delle banche popolari italiane negli ultimi anni si è decisamente ridotto per i motivi che analizzeremo di seguito.
Allo stato attuale le banche popolari sono circa una cinquantina (ricordiamo ad esempio la Banca di Credito e la Popolare Banca Popolare di Fondi), con quasi tremila e ottocento sportelli e con un attivo complessivo che supera i duecento miliardi.
L’associazione delle banche popolari ricorda sul suo sito che: “Il localismo, come valorizzazione del territorio, impegno sociale e supporto alle PMI e alle famiglie, rappresenta ancora oggi il carattere distintivo del Credito Popolare”. Non si può dimenticare inoltre la forte spinta generata nel recente passato dalle “società consortili” espressione delle banche popolari, con il tramite ed a beneficio di settori come il factoring, leasing, pagamenti e l’attività della Società di Gestione del Risparmio.

2. I MOTIVI CHE HANNO RIDIMENSIONATO IL SETTORE DELLE BANCHE POPOLARI.

La. La legge Renzi dal 2016 ha obbligato le vecchie cooperative bancarie – con attivi superiori ad otto miliardi – a trasformarsi in società per azioni ovvero in public company. Questa norma è stata adottata in quanto le banche popolari avevano palesato talune difficoltà nel rivolgersi al mercato o ai soci per rafforzare in modo adeguato le loro consistenze patrimoniali. Si ricorda che sono circa dieci le banche popolari che sono traghettate verso il mondo delle spa bancarie.
b. Facendo leva sulla volontà di acquisire fasce importanti di mercato taluni banchieri – osannati prima, ma molto criticati dopo – hanno decretato con i loro comportamenti la fine delle “loro banche”. Fra queste ricordiamo la Popolare di Lodi, la Popolare Vicentina, Veneto Banca e da ultima la Popolare di Bari.
c. Tutto il mercato bancario in questi ultimi anni si è consolidato, per affrontare un livello di crediti deteriorati via via crescenti e per dotarsi di capitali propri di livello adeguato. Alcune ex popolari sebbene ben gestite sono cadute nella logica del pesce grande mangia pesce piccolo. Pertanto si ricorda che UBI Banca è stata acquisita in Borsa nel 2020 da Intesa San Paolo ed il Credito Valtellinese è passata nelle mani francese Credit Agricole nel 2022.

3. CHE FINE FARANNO LE EX BANCHE POPOLARI?

Le ex popolari ora diventate banche spa sono sempre più spesso coinvolte da rumors di borsa, che assegnano loro ora la veste della vittima ora quella di carnefice. Tale situazione molto liquida deriva dal fatto che oramai qualsiasi banca non è più controllata da un nucleo di soci stabili orientati da visioni di lungo periodo, ma ora tali banche sono condizionate dagli appetiti degli azionisti rappresentati da fondi d’investimento che sono pronti a beneficiare di rapidi guadagni in borsa.
Ad esempio i vertici del Banco BPM confermano che la banca non è interessata ad operazioni di M&A, sebbene anche recentemente sono riprese a circolare voci su un possibile accordo di aggregazione con il Monte dei Paschi.
Gli esponenti della Banca Popolare di Sondrio non sono usi a rilasciare dichiarazioni circa il futuro della loro ex-popolare, di certo ad oggi è attiva un’alleanza con Unipol che prevede la distribuzione di polizze per ulteriori cinque anni.
Comunque è parere di chi scrive, che la Banca Popolare di Sondrio potrebbe essere oggetto di una fusione a guida Unipol con il coinvolgimento anche della sua partecipata bancaria ovvero Bper Banca. A conferma di ciò – dopo aver ricevuto l’autorizzazione della Consob – proprio in questi giorni Unipol ha raggiunto il 20% per cento delle azioni della ex popolare di Sondrio, con un’operazione di “reverse accelerated bookbulding” riservata agli operatori istituzionali che hanno ricevuto un premio monetario del 4% sui valori di borsa.

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