La necessità di individuare intermediari finanziari globali e sistemici è scaturita dagli effetti funesti della crisi finanziaria del 2007-2008 riconducile all’insolvenza di ben noti marchi di ‘big statunitensi’ dell’investment banking. Ogni istituzione finanziaria che possa definirsi ‘globale e sistemica’ è subordinata a metodologie di vigilanza ‘rafforzata’ da parte delle Authorities, proprio al fine di evitare il ripetersi di nuove crisi finanziarie di tale portata distruttiva. Ma come capire se un intermediario è globale e sistemico? L’individuazione di una serie ragionata di metodi sia numerici sia concettuali al fine di identificare le G-SIFI (Globally Significant Financial Institutions) è quindi di fondamentale importanza e ci è data dal Comitato di Basilea per la Supervisione Bancaria (Basel Committee for Banking Supervision). Nel dettaglio, il Comitato ha specificato cinque criteri oggettivi, caratterizzati da un peso equivalente, il cui scopo è dare concretezza alle dimensioni e caratteristiche di un’istituzione finanziaria a rilevanza sistemica. Le caratteristiche concettuali che integrano i metodi quantitativi oggettivi citati, fanno parte del cosiddetto ‘supervisory judgement’, un processo di analisi mediante il quale le Autorità di vigilanza possono arricchire tali criteri numerici con metodologie differenti e di natura qualitativa che inducono a ampliare o restringere il ‘sottoinsieme G-SIFI’ puramente basato sui ‘numeri’ .
Le cinque metriche quantitative enucleate dal Comitato di Basilea sono:
1.attività internazionale: l’operatività a respiro internazionale di una Banca o di altro intermediario finanziario può avere implicazioni a rilevanza sistemica, in caso d’insolvenza, che coinvolge paesi differenti da quello in cui l’intermediario ha sede legale.
2. dimensione: i volumi intensi in operazioni normalmente espletate nel corso dell’attività di gestione caratteristica operativa della Banca di grande dimensione farebbero evincere la sua difficile sostituibilita’ a causa del suo ruolo fondamentale e unico nel sistema finanziario, in caso d’insolvenza, rispetto a un’istituzione più piccola;
3. interdipendenza: si rifà fondamentalmente al concetto di cross default. L’interdipendenza di molte istituzioni finanziarie da una o più banche sistemiche internazionali che hanno ruolo fondamentale di controparte in numerosi contratti può indurre il rischio di insolvenze a catena sulle rispettive istituzioni che sono clienti della stessa.
4. sostituibilità: alcuni intermediari di grandi dimensione forniscono liquidità ai mercati finanziari, sono market makers o svolgono attività di clearing broker, nonché danno un indispensabile apporto in risorse alle infrastrutture sulle quali poggiano tali mercati (si vedano per esempio le partecipazioni a controparti centrali o Centralized Counterparties o CCPs). Tale ruolo fondamentale di ‘regia’ ne rende estremamente difficoltosa la sostituzione in caso di fallimento.
5. complessità: tutti gli intermediari finanziari a maggior rilevanza sono di norma coinvolti in strutture contrattuali complesse (si vedano ad esempio determinate tipologie di servizi di pagamento o strumenti derivati non ‘plain vanilla’) che ne rendono il grado di complessità molto alto e tale da necessitare sia di infrastrutture IT e organizzative articolate, sia di risorse umane considerate ‘critiche’ con skill tecnici elevati, tali da rendere questi intermediari indispensabili all’equilibrio mondiale del sistema finanziario.
Le cinque metriche su elencate vengono calcolate, per ogni Banca classificata dal Comitato di Basilea come avente natura e rilevanza sistemica, in base a un valore percentuale della stessa e in rapporto a un gruppo di Banche aventi tutte medesima natura omogenea rilevante.