di Ivo Invernizzi
E’ di questi giorni (28 ottobre 2021) la proposta di legge di Bilancio che include riduce considerevolmente l’importo massimo delle imposte differite attive utilizzabili come credito d’imposta in sede di fusioni e acquisizioni tra banche .In dettaglio:
- Il governo italiano ha modificato gli incentivi fiscali sulle M&A bancarie, parte del Legge di Bilancio 2022, che consente di destinare una parte delle imposte anticipate attive (DTA Deferred Tax Assets) convertendole in credito d’imposta (DTC o Deferred Tax Credit), in caso di fusione, scissione o conferimento
- L’importo totale delle DTA da convertire in credito d’imposta ha un nuovo limite massimo determinato dall’importo più piccolo tra 500 milioni di euro e l’attuale limite del 2% dei beni delle entities partecipanti alla fusione.
- Il consenso dei CDA delle banche interessate all’aggregazione resta condizione indispensabile al fine di cristallizzare tali DTA a condizione che il deal di fusione tra banche venga completato entro 12 mesi e sia subordinato all’approvazione delle rispettive assemblee degli azionisti.
È peraltro utile fare chiarezza, mediante tre considerazioni sul tema che citiamo testualmente dal sito del Parlamento Europeo (Parliamentary questions, The use of deferred tax assets (DTAs) and deferred tax credits (DTCs) in the financial sector’, 17 August 2020):
“Le attività fiscali differite (DTA) riducono l’importo degli obblighi fiscali futuri, a seconda della redditività di una banca. Pertanto, le DTA dovrebbero essere detratte dal capitale primario di classe 1 (CET1). (1) Tuttavia, alcuni Stati membri hanno introdotto modifiche legislative per trasformare le DTA in crediti d’imposta differiti (DTC), che non sono subordinati alla redditività futura e quindi rientrano nell’ambito del capitale CET1. (2)
- Conviene che la Commissione Europea a seguito dell’inclusione di DTC nel capitale CET1 metta in discussione l’affidabilità e la solidità del bilancio di una banca?
- Può la Commissione Europea approfondire l’interdipendenza tra DTC e governi nazionali tenendo conto dell’obiettivo dell’Unione bancaria, vale a dire rompere il nesso sovrano-banca?
- potrebbe la Commissione Europea condividere una panoramica, per Stato membro, sull’utilizzo medio dei DTC da parte delle banche (percentuale di fondi propri)?
Noi di AnalisiBanka condividiamo molto il punto 2, cioè che se da un lato una proposta legislativa di trasformare le imposte differite attive (Deferred Tax Assets) in crediti d’imposta (Deferred Tax Credit o DTC) in capitale per quanto ridimensionata nel tetto massimo utilizzabile, contribuisce (ora di meno, essendo il limite massimo utilizzabile molto ridotto) a incentivare le fusioni mediante l’ipotesi di una miglior patrimonializzazione delle aziende di credito coinvolte, dall’altro intensifica il legame tra Banche e Stato.