BANCA MONTE PASCHI AUMENTO DI CAPITALE
a cura di Marco Ferfoglia – Associazione AnalisiBanka APS
Antefatto
Il Monte dei Paschi è la banca più antica del globo in quanto fondata nel lontano 1472, attualmente è il quinto istituto del nostro paese per patrimoni gestiti, dispone di circa ventimila dipendenti e conta di 1.400 sportelli. La Banca MPS alla ricerca di un ruolo di rilievo europeo si è messa in difficoltà qualche anno fa sborsando circa 9 miliardi per l’acquisto della scricchiolante Banca Antonianaveneta. Dopo una serie di problematiche per supportare un livello di patrimonializzazione carente, ha dovuto beneficiare dell’intervento dello Stato italiano che ora è divenuto l’azionista di maggioranza con il 64,23%.
Premesse all’aumento
In diverse circostanze MONTEPASCHI ha tentato anche con l’interesse dell’azionista di maggioranza di diventare partner di una banca di maggiori dimensioni, ma come nel caso di Unicredit le reciproche proposte non hanno riscontrato una convenienza condivisa. Pertanto anche a seguito delle sollecite della banca Centrale Europea, Banca MPS si è vista costretta a procedere con un ulteriore aumento di capitale.
Aumento di capitale
L’aumento di capitale in corso contempla una contribuzione economica pari a 2,5 miliardi di euro, di questi circa 800 milioni andranno a supportare l’uscita di 3.500 dipendenti, che potranno beneficiare di uno “scivolo contributivo anticipato” della durata massima di sette anni.
Allo stato attuale si ipotizza che l’aumento di capitale, a seguito dell’emissione del relativo prospetto informativo, possa concretamente realizzarsi nell’arco temporale che va dal 17 ottobre al 12 novembre 2022.
Osservazioni
Ovviamente l’aumento di capitale nella sua manifestazione di breve periodo troverà una buona accoglienza, qualora gli azionisti e gli osservatori si convinceranno circa una ritrovata e convincente redditività del MPS. Questa dovrebbe essere agevolata in chiave prospettica dalla riduzione del costo del personale, ma anche dalla preventivata riduzione degli sportelli (circa 255) e dall’accorpamento delle diverse unità di business e delle fabbriche prodotto unicamente presso la struttura della Banca.
Nel lungo periodo si è persuasi di ritrovare una normale gestione, non condizionata da “rischi bancari collaterali” ancora inespressi o quelli derivanti da un’economia italiana non ancora entrata in una fase ordinaria.