Back to basics: l’EVA applicato alla banca commerciale  – Giugno 2021

di Ivo Invernizzi

Mutuiamo dal portale di Borsa Italiana l’ottima definizione sintetica generale di Economic Value Added (EVA), una importante metrica di creazione del valore nell’ottica dell’azionista, nei seguenti termini:

‘L’EVA, acronimo di Economic Value Added (valore economico aggiunto), è un indicatore della performance di un’azienda calcolato come differenza tra il reddito operativo netto e il costo del capitale impiegato per produrre quel reddito. Il merito dello sviluppo dell’EVA va attribuito alla società di consulenza Stern Stewart & Co. (oggi Stern Value Management).

Come si calcola l’EVA
La formula per il calcolo dell’EVA è la seguente:

EVA = (NOPAT – WACC ) *  capitale investito

dove:
NOPAT = Net Operating Profit After Taxes (reddito operativo netto dopo le tasse)
WACC = Weighted Average Cost of Capital (costo medio ponderato del capitale)
capitale investito = totale attivo netto – passività correnti non finanziarie – TFR e Fondi’

Noi di AnalisiBanka evidenziamo alcune caratteristiche peculiari derivanti dalla declinazione della metrica EVA nel caso delle banche.  Applicare il concetto di EVA alla valutazione di performance di banche commerciali vocate al credito, significa tenere in considerazione un maggior dettaglio nella stima di risk assessment (es. rischio operativo, di credito, di mercato), fattore questo che necessita di ‘customizzare’ il metodo EVA generale applicabile a tutte le aziende per adattarlo alle banche. Come? Applicandovi quattro tipologie di rettifiche, che di fatto potrebbero essere considerate poste di conto economico imputabili a maggior capitale, quindi una ‘fonte di finanziamento’ per la Banca, in particolare:

  1. accantonamenti per perdite su crediti o Loan Loss Provisions (LLP).
  2. Eventi straordinari.
  3. Imposte differite.
  4. Contabilizzazione degli strumenti finanziari HTC ex IFRS9.

Con riferimento agli accantonamenti, nei frangenti attuali e del 2020, occorre tenerne in considerazione il grado di ‘eccezionalità’ imputabile alla pandemia e all’eventuale passaggio di crediti in bonis a UTP. Se ci spostiamo sulle imposte, un cenno importante va fatto alla presenza di imposte differite a bilancio (DTA o Deferred Tax Assets) che di fatto costituiscono una risorsa di capitale. Gli eventi straordinari possono ad esempio essere rappresentati dai costi di ristrutturazione, non tanto qualificabili come riduzione degli utili operativi, bensì come ‘accantonamento di patrimonio’.   Con riferimento al punto 4, la contabilizzazione di una parte del portafoglio di strumenti finanziari riconducibile al modello di business HTC (Held To Collect) al costo ammortizzato  (AC o Amortized Cost) anziché al valore corrente (Fair Market Value), rappresenta una misura cautelativa e prudenziale, volta a ridurre la volatilità del capitale bancario causata dalle oscillazioni di mercato delle quotazioni dei titoli presenti negli attivi finanziari della Banca in periodi di forte turbolenza dei mercati finanziari. Per ovvii motivi, L’EVA della banca andrebbe rapportato alle sue RWA (Risk Weighted Assets) e ai relativi assorbimenti patrimoniali riconducibili alle differenti classi di rischio.  Per completezza, aggiungiamo che l’EVA può essere impiegato congiuntamente ad altri indicatori di performance bancaria come il RoTE (Return on Tangible Equity) che misura la redditività netta del capitale tangibile, ovvero del capitale dal cui calcolo sono esclusi sia i beni immateriali (come il goodwill ) sia le azioni privilegiate.

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