I rischi per l’economia globale secondo Bank for International Settlements – Ottobre 2024
di Ivo Invernizzi*
Quali sono I rischi che potrebbero creare problemi all’economia globale? Al quesito importante risponde con acume analitico e profondo spirito critico Augustin Carstens, Direttore Generale della Bank for International Settlements nel suo speech Risks facing the global economy tenuto presso Geneva Association Chief Investment Officer Conference il 22 ottobre 2024.
In sintesi, per Carstens, 4 i punti di attenzione per il rischio delle economie mondiali:
1. Il cambio di direzione d’inflazione dopo la ‘fiammata’ da Covid 19
2. L’asimmetria delle politiche fiscali
3. La stagnazione produttiva
4. La volatilità dei mercati finanziari
Il messaggio chiave di Augustin Carstens è che, se da un lato l’economia globale rimane ampiamente sulla buona strada per un soft landing, d’altro lato il mondo si trova in una posizione molto diversa rispetto a prima della pandemia 2019. Vediamo i punti affrontati.
Su inflazione:
• L‘inflazione è diminuita, grazie in gran parte alle azioni decisive delle banche centrali per ripristinare la stabilità dei prezzi.
• La dimensione e il ritmo appropriati dell’allentamento quantitativo delle banche centrali rimangono piuttosto incerti, per diverse ragioni.
• Un ritmo rapido dell’allentamento potrebbe contribuire a un ulteriore accumulo di vulnerabilità finanziarie come la leva finanziaria e l’esposizione ai carry trade (si veda la volatilità dei mercati registrata in agosto)
• Il periodo di bassa inflazione per lungo tempo potrebbe essere finito. Seppure siamo ormai entrati in un ciclo di easing monetario, in futuro potrebbero essere tuttavia necessari tassi d’interesse più elevati per mantenere l’inflazione al target.
• il tasso di interesse naturale (R*), in cui la politica monetaria non sta né stimolando né rallentando l’economia, potrebbe essere più elevato ora rispetto a prima della pandemia (in Europa alcuni lo stimano al 2%).
• Gli asset manager e le istituzioni finanziarie devono essere pronti ad affrontare un contesto di tassi reali costantemente più elevati nel lungo periodo.
Su asimmetria delle politiche fiscali:
• Le politiche fiscali si sono mostrate asimmetriche (rispetto alle politiche monetarie): mentre le banche centrali hanno fatto il loro lavoro tarando la politica monetaria, la politica fiscale non è stata adeguata in conseguenza della pandemia.
• Le posizioni fiscali (e debitorie) degli stati stanno diventando una preoccupazione sempre maggiore.
• Il debito pubblico è vicino al massimo storico, seppure I mercati finanziari rimangano ottimisti sulle prospettive fiscali.
• Le politiche monetarie e fiscali devono operare all’interno di una “regione di stabilità”
• Il consolidamento fiscale non è scontato. Livelli elevati di debito implicherebbero pagamenti di interessi più elevati.
• I cambiamenti nella percezione dei rischi da parte del mercato potrebbero richiedere tempo o verificarsi all’improvviso, con conseguente brusco repricing di titoli del debito pubblico sui mercati fixed income.
Su stagnazione produttiva:
• Una crescita lenta della produttività (specialmente in eurozona) potrebbe rendere più difficile frenare l’inflazione ed erodere la fiducia nella sostenibilità del debito pubblico.
• Parte della soluzione risiede nell’attuazione di riforme strutturali che rendano più facile avviare un’attività, favoriscano la concorrenza e incoraggino gli investimenti.
• La produttività è minacciata anche da rallentamento e, in alcuni casi, l’inversione della globalizzazione, insieme al recente aumento delle tensioni geopolitiche.
• L’escalation delle tensioni geopolitiche potrebbe portare a frammentazione commerciale esacerbando i trend di produttività già lenti e contribuendo ancora di più a un’inflazione elevata e sgradita.
Su volatilità dei mercati finanziari:
• Un esempio di volatilità del mercato che sembra avere le sue radici in un allentamento precedente è l’episodio di reversion dei carry trade di inizio agosto 2024. Due mesi fa, i mercati hanno reagito bruscamente al tightening monetario della Banca del Giappone e a un deludente dato sul mercato del lavoro statunitense, portando a una brusca correzione del mercato azionario negli Stati Uniti e a turbolenze in Giappone.
• L’intensità di questi movimenti sottolinea il ruolo critico dell’amplificazione causata da unwind (smontaggio) di trade con leva finanziaria.
• Tuttavia, il picco di volatilità è stato di breve durata e i mercati si sono ripresi nel giro di una settimana.
• Alcuni analisti descrivono il fenomeno come “ipersensibilità” dei mercati, in particolare la loro reazione ai dati sull’occupazione.
• I rischi potrebbero anche essere nascosti in angoli più opachi del sistema finanziario non bancario (shadow banking). Esempi presi in esame dalla BIS negli ultimi anni sono il private equity e i mercati del credito.
Vorremmo proporre al lettore due ordini di considerazioni semplici e intuitive. La prima e intuitiva riguardo al punto 2, ovvero all’asimmetria delle politiche fiscali:
• È vero che le politiche fiscali espansive possono agire come ‘neutralizzatore’ delle politiche monetarie restrittive delle banche centrali inducendo inflazione, pertanto rendendo parzialmente vano l’effetto antinflattivo del ‘tightening’ sui tassi caratteristico delle politiche hawkish sia di Fed sia di BCE all’indomani pandemia. A ciò si aggiunga un importante punto di domanda sull’esito delle elezioni presidenziali americane. In tal senso, qualunque sarà il vincitore tra i contendenti Harris e Trump, potrebbe conseguire un importante impegno di espansione fiscale negli States, con probabile effetto di rialzo sui tassi da domanda. Inoltre, l’eventuale boost nell’espansione del debito pubblico statunitense al fine di finanziare l’espansione fiscale, potrebbe provocare ulteriore indesiderata inflazione.
La seconda e la terza considerazione, riguardano il punto 3 ovvero la stagnazione produttiva:
• Con riferimento alle tensioni geopolitiche in corso, sul lato commerciale, le crescenti restrizioni dovute alle tensioni tra i paesi (si vedano il caso Ucraina-Russia, e il caso Israele-Palestina)possono interrompere i flussi commerciali e causare problemi alla catena di fornitura anche in paesi terzi. Le restrizioni possono anche influenzare i prezzi delle materie prime e portare a carenze di risorse chiave come petrolio e gas, influenzando la produzione industriale in tutto il mondo.
• Il ben noto Rapporto Draghi pubblicato in settembre 2024 fa perno su 5 punti chiave funzionali alle riforme strutturali come ‘antidoto alla stagnazione produttiva’ europea:
– chiudere il gap d’innovazione.
– Un piano congiunto di decarbonizzazione e competitività.
– Aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze.
– Finanziare gli investimenti.
– Rafforzare la governance.
*“i contenuti sono riferibili unicamente all’autore ed esprimono la sua personale opinione al 30/10/2024, non costituiscono alcuna raccomandazione d’investimento e non impegnano le società e istituzioni di appartenenza”
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RIFERIMENTI
Risks facing the global economy, Bank for International Settlements, 22 October 2024
https://www.bis.org/speeches/sp241022.htm
The Future of European Competitiveness, Mario Draghi, 9th September 2024
https://legrandcontinent.eu/fr/wp-content/uploads/sites/2/2024/09/2024_Draghi-report_PART-A_V3.pdf