di Ivo Invernizzi
1.Banche europee e americane: il confronto
Secondo uno studio svolto da una nota società di consulenza internazionale nel mondo audit e advisory (‘Valuation of Banks and Insurers in Times of Covid-19′, BDO, 2020) le banche europee, rispetto alle loro omologhe statunitensi nel corso della pandemia Covid-19 si sono caratterizzate per alcuni tratti peculiari che le distinguono, in particolare:
- a differenza delle loro omologhe statunitensi, le grandi banche europee non si concentrano sull’investment banking e sul reddito da negoziazione di strumenti finanziari. Sono al contrario molto più attive nel settore bancario commerciale tradizionale (retail e corporate banking, credito in generale, pagamenti, monetica).
- Il settore bancario commerciale tradizionale europeo è intensamente esposto a Covid-19 perché si concentra sulle sorti dell’economia reale.
- L’attività delle banche europee ha tipicamente un’intensità di rischio inferiore rispetto alle banche statunitensi, a causa di un modello di business con mutui a basso rischio, con conseguenti assorbimenti patrimoniali ottenibili da Risk Weighted Assets (RWA) inferiori rispetto al totale delle attività.
- Le banche europee, rispetto a quelle americane utilizzano preferibilmente modelli interni per il rischio di credito e calcolano i coefficienti patrimoniali (es. CET1) secondo il metodo avanzato di Basilea III, che in genere determina anche una riduzione dei RWA (Risk Weighted Assets).
2. Rischio di credito
Per quanto riguarda l’impatto della pandemia sul rischio di credito un’altro studio del 2020 svolto da un altro noto player mondiale della consulenza e revisione denominato ‘Covid – 19, impact on the banking sector – KPMG, 2020’ evidenzia l’importanza dell’aumento del rischio di credito conseguente ai contagi, o meglio del relativo costo (Cost of Risk o ‘COR’) fin dal debutto della pandemia nel 2020 riconducibile a tre fattori:
- il modo in cui le nuove informazioni previsionali sul rischio di credito devono essere incorporate nei parametri di rischio;
- l’aggiornamento dei ‘tassi di default’ che deve tenere conto di eventuali deroghe concesse dalle autorità in relazione a fenomeni solo temporanei di scadenza del merito creditizio;
- la definizione delle tempistiche più appropriate per l’aggiornamento dei ‘tassi di recupero’ (recovery rates).
3.Dalla redditività netta al valore di mercato
Nel corso della pandemia si evidenzia una chiara correlazione tra la redditività netta su patrimonio contabile della Banca (misurata dal RONAV – Return On Net Asset Value o redditività netta del capitale bancario a ‘valori di libro’) e Valutazioni desumibili dai multipli di mercato (P/NAV o rapporto tra quotazione sui mercati dei titoli azionari bancari e rispettivo valore contabile degli stessi – Book Value o ‘Net Asset Value’); citiamo testualmente dallo studio su citato:
‘Le banche nordamericane in particolare registrano valutazioni più elevate (rispetto alle concorrenti europee) a causa di una redditività relativamente più alta, trainata principalmente dalla diversificazione dell’attività di business (es. servizi di investment banking), con RONAV pari in media all’11,4 per cento, […]’
Da queste brevi considerazioni sintetiche, noi di AnalisiBanka evinciamo che la pandemia ha contribuito ad accentuare il ‘divide’ tra il modello di business bancario tipico americano, più incentrato su trading e sull’investment banking rispetto a quello europeo che si concentra maggiormente sul retail banking. Per tutte le banche, la conclusione importante è che con l’inasprirsi del virus, il contenimento costo del rischio e la necessità di misurarne con precisione l’impatto sul conto economico, sono diventati ancor di più fattori critici di successo nell’arena competitiva bancaria(ma già lo erano prima della pandemia), infine che la pandemia pare aver accentuato una correlazione diretta tra redditività della Banca e suo valore di mercato.