di Ivo Invernizzi
Negli Stati Uniti, ha fatto grande notizia la recente decisione da parte della Fed del 19 marzo 2021 di far ‘scadere’ a fine marzo l’esenzione per le banche sia dei propri attivi in titoli Treasury (titolo di Stato americano) sia dei depositi detenuti dalle banche presso Fed, dal calcolo del denominatore del requisito di capitale di Basilea III ‘Supplementary Leverage Ratio’ o SLR (rapporto tra capitale di migliore qualità a numeratore e attività della banca a denominatore). Alcuni autorevoli esperti non credono che, in conseguenza di tale decisione, le banche americane saranno costrette a smobilizzare rapidamente i loro titoli Treasury. Questo non creerebbe squilibri sia a livello dei brokers- dealers sia delle grandi banche di investimento che in Treasury sono market makers. Del resto, la Fed aveva comunicato di essere disponibile ad adottare modifiche permanenti all’SLR, con un prossimo periodo di commento su “diverse potenziali” modifiche al calcolo di questo requisito regolamentare. In tal senso, la cessione di Treasury da parte di grandi players non creerebbe secondo alcuni alcuna alterazione nelle dinamiche del mercato, sia cash che repo di questi titoli, o meglio un rialzo repentino dei tassi a breve termine derivante da imponenti flussi di vendite. L’altra faccia della medaglia, oltre l’equilibrio di mercato su titoli di Stato americani, è la dimensione ottimale del bilancio delle banche che dovranno monitorare molto più attentamente l’aumento dei propri attivi e passivi di stato patrimoniale, in particolare i flussi di depositi dalla clientela corporate e retail che a propria volta determinano la necessità di aumentare le riserve detenute dalle banche presso la Fed. Alcuni studiosi evidenziano poi un eventuale peggioramento ai requisiti patrimoniale LTD (Long Term Debt) e TLAC (Total Loss Absorption Capacity), soprattutto per le cosiddette banche sistemiche di maggiori dimensioni (G-SIB o Global Systemically Important Banks). La mancata estensione dell’esenzione su citata dal calcolo dell’SLR potrebbe portare un’ulteriore alterazione a danno di queste grandi banche, cioè la deviazione dei flussi di deposito della clientela retail a favore delle banche concorrenti di minore dimensione che non sono G-SIB, che però non beneficiavano dell’esenzione, che lo ricordiamo ,era riservata alle banche grandi con 250 miliardi di dollari in assets al minimo.
Noi di AnalisiBanka aggiungiamo due ulteriori considerazioni:
- Per le G-SIB che hanno una attività internazionale è necessario in apparenza un requisito minimo SLR di almeno il 5% a livello di holding bancaria (HoldCO) o capogruppo e del 6% a livello di banca controllata (OpCo). Le G-SIB necessitano di un buffer di almeno il 2% oltre il requisito minimo regolamentare del 3%. Una riduzione al di sotto del 5% implicherebbe restrizioni sulle distribuzioni di dividendi ulteriori.
- Esiste un tradeoff tra mantenere un equilibrio sui mercati obbligazionari governativi americani e quindi sui tassi a breve termine e la robustezza patrimoniale e dei bilanci delle banche di maggiori dimensioni che spesso sono anche dealer sul Treasury .