Antefatto, privatizzazione delle Casse di Risparmio
Affinché potessero raccogliere adeguati capitali sul mercato, le Casse di Risparmio italiane sono state privatizzate con la Legge Amato Carli del 1990.
Le Fondazioni Bancarie che originariamente controllavano in modo totalitario le Casse di Risparmio, avrebbero dovuto in un lasso temporale non eccessivo cedere il controllo di maggioranza nelle Casse e nel contempo con conseguente ricavato diversificare adeguatamente i loro investimenti.
Sfortunatamente alcune Fondazioni anche importanti, per continuare a mantenere i rapporti politici ed economici con il territorio di riferimento, hanno continuato a controllare le banche. Queste situazione eccessivamente condizionanti, invece di portare ad una “pluralità delle scelte” ha permesso un “accentramento delle scelte” nelle mani di poche persone che hanno di fatto messo in difficoltà l’istituto di credito di riferimento, come nel caso della piazza senese e di quella ligure.
Per contro molte Fondazioni bancarie con la loro positiva attività hanno continuato e continuano a dare un forte e qualificato supporto al area di riferimento.
Cosa sono le fondazioni bancarie?
Le Fondazioni di origine bancaria sono 86 soggetti autonomi con finalità non profit, radicate sul territorio e differenti per dimensione ed operatività. Queste intervengono in diversi campi come il welfare, cultura, assistenza alle categorie deboli, educazione e ricerca. La missione delle Fondazioni è accompagnare lo sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità di riferimento.
Il sito web di categoria con giustificato orgoglio informa che “Dal 2000 al 2019 le Fondazioni Bancarie hanno erogato circa 24 miliardi di euro, attraverso più di 400 mila iniziative e investito significative risorse per perseguire gli obiettivi suggeriti anche dalla normativa, come l’utilità sociale e la promozione dello sviluppo economico.”
Si ricordano a titolo di esempio la Fondazione Cariplo di Milano, la Compagnia San Paolo di Torino e le numerosissime Fondazioni presenti in Emilia Romagna.
Come si finanziano le fondazioni bancarie?
Viene ricordato che le risorse utilizzate per realizzare le progettualità delle Fondazioni sono tratte prevalentemente dagli utili generati dagli investimenti dei loro patrimoni. Questi fanno principale riferimento alle partecipazioni nella “banca conferitaria” e ad altri investimenti, i quali ammontano complessivamente a circa 40 miliardi di euro.
Per quanto ora indicato la fonte principale di finanziamento delle Fondazioni bancarie sono quindi le cedole annuali che derivano dalle partecipazioni bancarie nelle ex Casse di Risparmio.
Stop ai dividendi dalla BCE
Per fronteggiare l’indebolimento dell’economia e le possibili negative ricadute sulla solidità delle banche, la BCE ha deciso che le banche non possano momentaneamente distribuire dividendi a favore dei loro azionisti, sia grandi che piccoli.
Ovviamente non tutti sono contenti, in primis le banche stesse perché si vedono sottrarre uno strumento in grado di accontentare i vecchi azionisti, come la possibilità di attrarne nuovi. Per compensare a tale difficoltà talune banche stanno pensando di organizzare aumenti di capitale gratuiti, “regalando” azioni ai vecchi azionisti.
Conseguenze per le fondazioni bancarie
Ovviamente le Fondazioni Bancarie rischieranno di trovarsi a bocca asciutta, non riuscendo ad incassare l’abituale flusso di dividendi dalle banche.
Far quadrare i conti non sarà quindi facile, ad esempio per la Compagnia San Paolo che vuole comunque intervenire con 155 milioni, dovrà ricorrere per la prima volta utilizzando il “fondo per la stabilizzazione” precedentemente costituito.
Le Fondazioni bancarie richiedono – tramite l’avvocato Giuseppe Guzzetti storico esponente del settore – di ricevere un supporto fiscale dal governo, oppure che la BCE sia in grado di concedere un’azione “selettiva” in tema di cedole, sulla base della solidità dei singoli istituti.